Sherlock Holmes

sc8Dopo le recenti rivelazioni circa le presunte origini messinesi di Shakespeare, “crolla il mito” di un’altra icona anglosassone: Sherlock Holmes, il detective figlio della penna di Sir Arthur Conan Doyle.

A rivelarlo sono le parole di Angela Buckley, nella biografia da lei redatta “The real Sherlock Holmes” in cui si racconta di Jerome Caminada, fine e arguto investigatore di padre italiano e madre irlandese che nell’epoca Vittoriana risolse decine e decine di casi impossibili: «E’ lui il vero Sherlock Holmes», afferma la Buckley; proprio Jerome, insomma, avrebbe ispirato la fantasia di Conan Doyle nel creare il detective di Baker Street.

Le indagini della Buckley su questo detective nato nel centro povero di Manchester vanno davvero a fondo.

Scopriamo così che – esattamente come Sherlock Holmes – Jerome usava il suo fine intuito, la scienza, i travestimenti, una fitta rete di informatori per acciuffare i criminali (in tutto ne arrestò 1225). Pare addirittura che non avesse eguali nell’uso della logica e nella fine ricerca cui applicava un rigoroso metodo scientifico. E, proprio come il personaggio letterario, aveva una sorta di “arcinemico” con cui confrontarsi e scontrarsi tutti i giorni, simile al Moriarty frutto della fantasia dell’autore. Si trattava del gangster Bob Horridge che giurò vendetta contro Jerome che lo aveva arrestato.

Fin qui le similitudini, ma a differenza di Sherlock Holmes, Jerome veniva dai bassifondi, negli slums di Manchester, rimase orfano, la sua scuola fu la strada dove imparò a leggere e a muoversi fra piccoli criminali e povera gente disposta a tutto. Finchè a 23 anni entrò in Polizia e cominciò a fare carriera: dai ladruncoli alla criminalità organizzata e agli omicidi

Caminada fu uno fra i più brillanti e geniali poliziotti vittoriani, il primo a raggiungere l’alto grado di Superintendent nel dipartimento di investigazioni criminali della città di Manchester. «Jerome Caminada – ha detto la biografa – alla fine del XIX secolo diventò un personaggio di fama nazionale, proprio negli anni in cui veniva ideato Holmes. Ci sono così tante similitudini che è chiaro come Doyle si sia ispirato a questo personaggio reale». Insomma, Caminada come Holmes! Forse sarebbe meglio dire Sherlock come Jerome spesso usava travestimenti originali e credibili per acciuffare gli assassini, metodi estremamente originali quasi poco ortodossi, e dunque le innumerevoli e mirabolanti gesta raccontate da Conan Doyle si sarebbero ispirate a quelle realmente compiute dall’investigatore di Manchester.

Un’ipotesi ardita, quella formulata dalla Buckley. Ma ampiamente motivata all’interno del suo libro inchiesta e appoggiata da diverse persone. E’ ovvio che non si potrà mai avere una conferma ufficiale della questione, ma che sia italiano o no è davvero curioso pensare che il pane della fantasia di Doyle sia stato un investigatore realmente esistito.

Del resto altre ipotesi su persone e personaggi che potrebbero essere state fonte di ispirazione per Doyle sono personaggi come Auguste Dupin, nato dalla penna di Edgar Allan Poe (altro capostipite del giallo deduttivo), o persone reali dal grande rigore scientifico e dalle notevoli abilità deduttive come il dottor Joseph Bell, il professore di medicina di cui Doyle fu per breve periodo assistente.
Ovviamente dopo queste dichiarazioni il libro della Buckley sta andando a ruba.

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