San Fermìn, una delle più celebri feste spagnole

È considerata una delle migliori feste al mondo ed è seconda solo al Carnevale di Rio de Janeiro e all’Oktoberfest di Monaco di Baviera. La popolazione di Pamplona durante questa settimana passa da 190.000 abitanti a più di 1.500.000 di persone. Stiamo parlando della festa di San Firmino, o per meglio dire, San Fermìn.

Ogni anno migliaia di persone si danno appuntamento nella città capoluogo della regione spagnola di Navarra per vivere le emozioni offerte da una festività che, non a caso, è stata celebrata da Ernest Hemingway nel suo romanzo intitolato “Fiesta”.

San Fermín inizia il 6 luglio a mezzogiorno e termina il 14 luglio a mezzanotte. Vestiti con il tipico costume bianco e rosso, gli abitanti di Pamplona e i turisti si abbandonano allo spirito della festa che invade la città per ben nove giorni.

Tutto comincia quando allo scoccare del mezzogiorno si lancia dal balcone del Municipio il “chupinazo”, un razzo che indica l’inizio ufficiale della festa. Nelle ore precedenti, nella sottostante piazza si sono già radunate migliaia di persone che aspettano trepidanti il solenne momento in cui il sindaco si affaccia dal balcone del municipio per annunciare l’inizio dei festeggiamenti. Vengono stappate centinaia di bottiglie di vino spumante e numerosi palloni gonfiabili giganti rimbalzano tra la folla.

Subito dopo lo sparo del razzo è molto suggestivo il grido rituale: “Pamploneses. Viva San Fermín, Gora San Fermin!”.

Così ha inizio una delle feste più celebri dell’intera Spagna. Senza dubbio l’attrazione principale è rappresentata da l’“Encierro”, la corsa che copre una distanza di 825 metri e che vede i sanfermines correre davanti ai tori: punto di arrivo è la famosissima Plaza de Toros.

L’Encierro si svolge ogni mattina della festa, alle otto in punto, e ha una durata media tra i tre e i quattro minuti. I razzi indicano ai corridori i vari momenti dell’Encierro: il primo sparo annuncia l’apertura delle porte del cortile, il secondo avvisa dell’uscita di tutti i tori, il terzo segnala l’ingresso degli animali nell’arena e il quarto avverte che i tori si trovano già nel loro recinto e che la corsa si è conclusa.

Il momento più toccante dell’Encierro si tiene poco prima dell’inizio dello stesso, quando i corridori, davanti ad una piccola immagine religiosa situata nella Cuesta de Santo Domingo, si rivolgono a San Fermín cantando tre volte una litania che recita: «A San Firmino, il nostro patrono, chiediamo che ci guidi nell’encierro dandoci la sua benedizione».

Qualunque persona che abbia compiuto i 18 anni può partecipare alla corsa, semplicemente entrando sul percorso recintato prima dell’inizio. Il numero di corridori è incredibile: più di 2.000 in un giorno normale, più di 3.500 durante i fine settimana. Le uniche misure di sicurezza da rispettare sono il divieto di entrare ubriaco e di portare macchine fotografiche o telecamere e altri oggetti che possano ostacolare o mettere in pericolo la sicurezza dei corridori.

L’origine di questa celebre festività spagnola risale al Medioevo e all’usanza dei pastori navarri di portare i tori dalle praterie della Navarra fino a Plaza Mayor (l’antenata di Plaza de Toros). Gli uomini trascorrevano la notte precedente la corrida accampati vicino alla città, e all’alba entravano circondati dai tori e accompagnati da gente che, a cavallo o a piedi, aiutava con pali e grida a chiuderli nei recinti all’aperto. Con il passare del tempo, verso la fine del secolo XIX, si passò da correre dietro di essi per aiutare a rinchiuderli, a corrergli davanti.

Non solo tori che inseguono sanfermines però. La famosa festa pamplonese infatti prevede anche numerose sfilate di giganti e testoni che tutte le mattine attraversano il centro della città facendo felici i bambini, nonché un ricco programma di eventi comprendenti sagre, concerti, spettacoli di danza e ovviamente corride di tori.

Dopo aver fatto contenti tutti, San Fermín si conclude il 14 luglio a mezzanotte nello stesso luogo dove ha avuto inizio: piazza del Municipio. Qui i sanfermines si riuniscono per congedarsi dalla festa fino all’anno successivo. I presenti portano candele accese e intonano il breve canto finale che esprime la tristezza per il termine di festeggiamenti, chiamato “Pobre de mí” (Povero me).

Se vi è venuta la curiosità di recarvi a Pamplona per assistere (e magari anche partecipare in prima persona) alla festa di San Fermìn abbiamo il dovere di consigliarvi di fare molta attenzione e di non partecipare all’Encierro se non avete gambe veloci!

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